E’ Pasqua, festa che ci “obbliga” a ricordare la resurrezione….del corpo.
E’ bene parlare di resurrezione perché, pur essendo l’annuncio fondamentale del cristianesimo, è ricordata pochissimo. È bene parlare di resurrezione del corpo perché nella chiesa sembra che stia prevalendo l’annuncio dell’anima che vive eternamente col Signore.
Lettura: I Corinzi 15,1-44
In questo capitolo, Paolo affronta la quarta ed ultima fra le questioni più importanti messe in discussione in quella chiesa: la resurrezione del corpo. Non è come per tanti altri argomenti che ha trattato, nel quale ha cercato di correggere i comportamenti etici di alcuni credenti di Corinto, ora c’è una questione dottrinale fondamentale per la quale si rischia di aver creduto invano (2b).
Qual è la questione?
I Corinzi non contestano tanto la possibilità di una vita dopo la morte – nella cultura pagana, in particolare in quella greca, era diffusa la credenza dell’immortalità dell’anima che dopo la morte della persona, finalmente libera dal peso del corpo corrotto, se ne torna libera nel regno dello Spirito – ma contestano la resurrezione del corpo (quella che avverrà al ritorno di Cristo). Per questo Paolo parte dalla morte e resurrezione di Cristo, senza la quale tutto l’annuncio cristiano risulterebbe inutile, per arrivare al cuore del problema: “Ma qualcuno dirà, come risuscitano i morti? E con quale corpo ritornano?” (v.35).
I credenti di Corinto, non contestano l’evangelo, non sono dei senza-fede, al contrario si ritengono cristiani spirituali, i più spirituali (come quelli che nella stessa chiesa si credono super-spirituali perché hanno il dono delle lingue), il vero problema è che essi si credono tanto spirituali da ritenere la resurrezione del corpo cosa così misera, umana, carnale e bassa da rifiutarla. Per loro, ciò che conta è lo spirito, esso è la parte nobile che assomiglia alla natura di Dio e ha per sua natura la vita eterna. Il corpo invece, con le sue passioni peccaminose è quasi una disgrazia, come una zavorra da abbandonare il prima possibile. Vuoi mettere la bellezza della vita dello spirito che nei cieli gode la libertà alla presenza di Dio, invece di tornare nuovamente col fardello del corpo in una creazione simile all’attuale? per carità!
La risposta di Paolo
Paolo, per rispondere all’incredulità della resurrezione del corpo, parte dal cuore della dottrina cristiana (vv1-11): la morte e resurrezione di Cristo. E’ mediante la potenza con cui Cristo è stato resuscitato che Dio resusciterà anche noi. La resurrezione di Cristo non è solamente uno degli articoli della fede, uno dei tanti, ma è quello fondamentale, l’articolo in virtù del quale la Chiesa sta in piedi o cade, esiste o sparisce. Se non c’è resurrezione dai morti “nemmeno Cristo sarebbe risorto” dalla tomba, e l’annuncio della resurrezione sarebbe falso; invece è proprio perché il Signore si è presentato ai discepoli corporalmente vivente, facendo vedere e toccare i segni della crocifissione che si è formato il primo nucleo di credenti (Giovanni 20,19). Pasqua è la proclamazione della vittoria di Dio sulla morte, la pienezza della vita, spirito e corpo.
Resurrezione: la trasformazione del corpo
Dio ama i nostri corpi materiali, essi vanno tenuti in grande onore perché sono il tempio dello Spirito Santo. Alla domanda: “come resuscitano i morti…con quale corpo ritornano?” Paolo risponde in maniera indispettita (v.36) “Insensato”! Sei insensato, la resurrezione del corpo non è una regressione, basterebbe avere un po’ di senno per capire che ciò che alla resurrezione rinascerà sarà qualcosa di diverso da quello che è stato piantato. Quando Dio resusciterà i corpi, questi non saranno uguali a come li abbiamo sepolti, perché resurrezione significa trasformazione, glorificazione del corpo. Sotterri un corpo corruttibile e risorge incorruttibile. E’ già una sorpresa osservare ciò che accade in natura, anche se è solo una similitudine: si pianta un piccolo seme, lo si copre con la terra, nulla sembra muoversi – come un morto – poi improvvisamente ecco spuntare vigorosamente i primi fili d’erba, forti da rompere l’asfalto, poi appaiono la pianta e il frutto. C’è da rimanerne stupiti. Questa è la meraviglia descritta nei vv 42-44 “Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente; è seminato corpo naturale e risuscita spirituale”. Paolo aiuta i Corinzi a vedere la resurrezione dei morti come qualcosa di straordinario, bello, attraente, e non come loro pensano, una paurosa regressione allo stato di corruzione materiale precedente.
La resurrezione dei morti è costitutiva dell’evangelo (vv 1-11)
La formula iniziale del capitolo 15 (vv 1-3) in cui Paolo ricorda di aver ricevuto l’evangelo che lui stesso proclama, è molto importante perché ci permette di conoscere quale fosse la predicazione della chiesa pochissimi anni dopo la morte di Gesù. Paolo si richiama a questa confessione fondamentale, per precisare che la resurrezione dei morti non è una vaga intuizione che può essere anche sostituita o trascurata: al contrario, è il concetto che sta alla base della “buona notizia” a cui i credenti sono ancorati. La resurrezione di Gesù, le sue apparizioni a una lunga lista di testimoni, sono al centro dell’evangelo; senza questa verità la Chiesa non esisterebbe perché non ci sarebbe nessuna buona notizia.
Spirituale non significa “incorporeo”
Un versetto al quale dobbiamo porre attenzione è il 44: “E’ seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale”. Questo verso non deve essere capito come se alla resurrezione il corpo “naturale” che “seminiamo”, risuscita “spirituale”, intendendo “spirito disincarnato”. Con “spirituale” Paolo indica il rinnovamento e trasformazione della materia, da corpo “naturale” – la nostra attuale “carne” – a corpo “glorificato” come quello di Cristo risorto, concreto, materiale. Infatti Cristo per convincere i discepoli che non era un fantasma è stato costretto a chiedere del cibo e mangiarlo. C’è continuità tra Gesù morto e quello risorto, come testimoniano i segni dei chiodi. Il Gesù risorto non prende il posto del Gesù morto, che sarebbe rimasto nella tomba. Il fatto che Maria Maddalena e i due discepoli di Emmaus non lo riconoscano subito, non è perché sia un altro Gesù, ma ciò testimonia come la nostra umanità abbia difficoltà a discernere la realtà risorta e glorificata.
La resurrezione è dunque una “trasformazione” di corpi: “Tutti saremo trasformati” (v 51); “il mortale rivestirà immortalità”; “Cristo stesso trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria” (Filippesi 3,21). Non aspettiamo, quindi, di essere spogliati del corpo per vivere puri spiriti, ma di essere “sopravvestiti del corpo” come il Signore lo ha davvero creato.
Come Cristo è stato resuscitato, così lo saranno coloro che gli appartengono (vv. 20-28)
Al v. 20 – al di là di tutte le ipotesi – Paolo taglia corto, annuncia la realtà: “Ma ora Cristo è stato resuscitato dai morti…..”, una dichiarazione di trionfo, ma la frase ha una aggiunta fondamentale: “…primizia di quelli che sono morti”. La resurrezione di Gesù non è solamente un evento straordinario, la resurrezione non riguarda solamente lui, ma è piuttosto l’inizio di una storia molto più importante che riguarda tutti noi. Questa è la parte fondamentale che i Corinzi non avevano capito, non avevano compreso il collegamento diretto che c’è fra la resurrezione di Cristo e il loro personale destino futuro. Con l’uso della parola “primizia” Paolo afferma che c’è un ordine nella resurrezione: prima Cristo, dopo quelli che gli appartengono.
Se non c’è resurrezione (vv 29-34)
Paolo ipotizza cosa potrebbe accadere in un mondo in cui non ci fosse resurrezione: “Se i morti non resuscitano, mangiamo e beviamo, perché domani morremo”, ma poi ammonisce: “Non vi ingannate: “la cattive compagnie corrompono i buoni costumi”, perché Paolo pensa che l’abbandono da parte dei Corinzi della fede nella resurrezione li abbia condotti a vivere disordinatamente (32b-34). Il rimprovero riguarda anche il fatto che invece di essere i credenti a influenzare la cultura e la società pagana, sono loro che si adeguano ai canoni filosofici e culturali del tempo. A costoro Paolo dice: “Ridiventate sobri per davvero, svegliatevi, non peccate” (v34a), conducete una vita che rifletta la trasformazione alla quale siete chiamati.
Gesù è il nuovo Adamo
Parlare di trasformazione significa che la resurrezione non è semplicemente il prolungamento della vita terrena, ma l’inizio di una vita diversa. Resuscitare non vuol dire ripristinare il vecchio (come con Lazzaro) ma essere glorificati come Cristo. La resurrezione non è sopravvivenza di “cose vecchie”, ma inizio di “cose nuove”. La resurrezione di Gesù può dunque essere considerata come l’atto inaugurale di una “nuova Genesi” alla quale siamo destinati e che Paolo spiega (v 45) con il parallelismo tra due tipologie di uomini: da Adamo a Cristo: “Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente (noi oggi) – “l’ultimo Adamo, Cristo, è spirito vivificante” (come saremo).
La resurrezione avverrà alla fine
Infine, queste parole “primo”, “ultimo”, insegnano che c’è un ordine nelle cose, correggendo un altro errore dell‘iper spiritualità dei Corinzi, i quali credevano di aver superato le angustie della vita e essere già ora “spiritualmente” e “definitivamente” risorti con Cristo. Paolo raffredda gli entusiasmi affermando che il corpo glorificato viene alla fine; nell’attualità, sia i morti che noi viventi siamo tutti in attesa della resurrezione. Ecco – scrive Paolo vv 51,52: “vi dico – vi rivelo – un mistero; non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba, perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati”; non solo noi però, ma tutta la creazione aspetta il rinnovamento e non la distruzione. La chiesa ha un messaggio di speranza per la società, Dio ama il mondo ed è all’opera, non per distruggerlo o abbandonarlo ma per rinnovarlo.
Il pericolo dell’inquinamento della fede
Il pericolo di inquinamento della fede da parte delle ideologie culturali del tempo non è finito con la chiesa di Corinto, è presente anche oggi. Il capitolo 15 di 1 Corinzi dovrebbe farci riflettere sull’equilibrio che deve avere l’annuncio che facciamo ai funerali: è una grande consolazione il fatto che l’anima del defunto sia col Signore, ma questa non è la mèta finale, né il cuore dell’annuncio cristiano: l’evangelo annuncia l’attesa della venuta del Regno di Dio con la resurrezione dei corpi. Dobbiamo fare attenzione a cosa predichiamo per il dopo morte, ma soprattutto a cosa dimentichiamo lasciando intendere cose diverse dalla verità.
Disconoscere l’importanza della resurrezione dei corpi è un pericolo che corriamo; la riprova è che molto raramente ne parliamo. Ne parliamo poco non per dimenticanza ma perché l’antica filosofia greca di un ideale spirituale che si contrappone al materiale si fa ancora sentire; oppure perché in una società basata sulla scienza come la nostra, è possibile vergognarsi preferendo “demitizzare” la risurrezione, insegnando che è un’allegoria delle possibilità umane per il miglioramento materiale e civile della società. Ma questo significa far decadere la sfida che il cristianesimo lancia alla realtà presente, con l’annuncio della redenzione della creazione e la resurrezione dei corpi. Cosa vogliamo testimoniare: un ideale filosofico o la resurrezione dei corpi? Un miglioramento o la redenzione della creazione?
La resurrezione dei corpi è la vittoria di Dio sulla manifestazione più drammatica del male: la morte. Dobbiamo avere il coraggio di testimoniarla perché non si basa sul pio desiderio di vita comune a tutti gli esseri umani, ma si fonda sul fatto storico che Cristo è risorto; lui è la primizia: com’è accaduto, accadrà! “La morte è stata sommersa nella vittoria”. “O morte dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo dardo?”.
Roberto Pecchioli
Scarica l’articolo Pasqua Resurrezione dei corpi e Regno di Dio (PDF)
Nell’era veterotestamentaria, una donna proclama le parole esatte di Dio. “Così dice il Signore” inizia Culda il suo oracolo. C’è autorità e serietà nel suo messaggio chiaro, schietto, ma anche rischioso!!! Culda osa chiamare il Re “uomo”; usa parole di giudizio, punizione, ma anche parole di conforto e di grazia.
Dopo un susseguirsi di racconti orientati a presentare eroi maschili, all’improvviso entra in scena una donna e il testo biblico ce ne parla con estrema naturalezza.
Scopriamo questo personaggio biblico femminile particolarmente significativo per la comprensione del modo in cui Dio parla attraverso le donne e facciamolo insieme on line sabato 17 aprile 2021 a partire dalle ore 17.
Link per partecipare: https://meet.google.com/vnd-ssyj-wrp
Dopo aver incontrato una serie di personaggi femminili dallo status fragile, perché straniere, vedove, e, alcune, anche dalla moralità discutibile, in quanto prostitute (ci riferiamo a Tamar, Ruth, Raab) ecco finalmente una donna che sembra avere tutte le carte in regola, tutti i requisiti giusti: è giovane, bella, appartiene al popolo d’Israele ed è figlia di un re, il re Davide. Stiamo parlando della principessa Tamar.
Diciamo “sembra”, perché tutte noi sappiamo che le fiabe che hanno per protagoniste le principesse generalmente iniziano con un “C’era una volta in un lontano reame…”, terminano con un lieto fine “E vissero tutti felici e contenti” e nel mezzo procedono con peripezie di ogni tipo ordite da personaggi malvagi che le principesse si trovano a dover affrontare.
Anche la nostra storia avviene fra le mura di un palazzo reale, anche la nostra principessa sarà costretta ad incontrare la malvagità, ma il lieto fine, se un lieto fine questa storia lo ha, dobbiamo immaginarcelo noi, perché la Bibbia non ce lo racconta.
Facciamolo insieme sabato 27 marzo 2021 a partire dalle ore 17 online (ID riunione meet.google.com/vnd-ssyj-wrp)
Ciao, carissimi fratelli e carissime sorelle.
Siamo un gruppo di donne eterogenee sia per età che per “appartenenza”: alcune delle chiese (di Vigna Vecchia, Montespertoli e Sovigliana), altre volontarie di AILO, altre ancora legate al Gignoro, (in quanto “nonnine”, familiari e operatrici) e infine, altre amiche di amiche…
Ci incontriamo generalmente su whatsapp e, di tanto in tanto, anche su Meet.
Quando abbiamo iniziato, ci siamo soprannominate “60 cappellini per Natale”, tanti quanti dovevano essere quelli da inserire nei pacchi per ACP … Lavorare a maglia per confezionarli ci sembrava un compito difficile, ma, in poco tempo, alle nostre si sono aggiunte altre mani e abbiamo raggiunto l’obbiettivo, anzi, l’abbiamo superato di gran lunga …
E’ stato sufficiente questo progetto e il gruppo ormai si era costituito … “e ora che facciamo?” ci siamo dette. Niente paura. Il nuovo progetto non si è fatto attendere: 120 portacellulare per gli ospiti del Gignoro, a cui se ne sono aggiunti altri 45 per una RSA di Montespertoli … “165 portacellulare? Ce la faremo?” C’è chi ha fornito il cotone, chi lo ha distribuito alle persone e, a metà dicembre, erano pronti anche quelli … lavati, sterilizzati, imbustati ed ognuno accompagnato da un pacchetto di fazzoletti di carta e da un biglietto di auguri!
Nel frattempo, Rossana & family, causa Covid, avevano preparato e consegnato i 60 pacchi ACP già all’inizio di dicembre, ma erano rimasti alcuni cappellini e alcune sciarpe … Ecco che Laura B. riceve l’invito ad aderire all’iniziativa “Scatole di Natale” promosso dalla Rete di Solidarietà del Q1: al loro interno, tra le altre cose, doveva essere inserita una cosa calda. “Ecco come possiamo utilizzare i nostri cappellini e le nostre sciarpe!” ci siamo dette e, in men che non si dica, sono stati confezionati ben 15 pacchi che sono stati distribuiti, insieme agli altri raccolti dalla Rete alle famiglie bisognose del quartiere nel quale la nostra chiesa è collocata.
“E ora che si fa?”. Mary (una delle amiche dell’amica Begga di AILO) ha sentito parlare del progetto dell’associazione SHEEP consistente nel realizzare coperte per permettere agli homeless della città di ripararsi dal freddo. Purtroppo, non eravamo più in tempo, ma decidiamo di chiedere a Rita e Rosalba della Rete di Solidarietà se anche loro hanno un progetto simile. “In realtà no” ci hanno risposto “ma possiamo idearne uno insieme”. Ecco che nasce il nuovo progetto: copertine per passeggini e lettini che la Rete consegnerà, insieme alla calza, il giorno della Befana alle famiglie con cui sono in contatto. La scadenza era piuttosto imminente, lunedì 4 gennaio, ma… “Le Befane al lavoro” (così ci ha soprannominato Maria S. e così abbiamo rinominato il nostro gruppo whatsapp) non si sono perse d’animo e, non ci crederete, ma il 4 gennaio abbiamo consegnato a Rosalba oltre una TRENTINA, tra copertine e golfini vari fatti tutti rigorosamente a mano … Le Befane hanno lavorato veramente tanto e, tra le Befane al lavoro, vanno incluse anche coloro che hanno dato dei soldi per comprare la lana, chi ha donato la lana, chi ha ritirato le copertine per poterle consegnare in tempo utile … Come erano belline tutte chiuse nel cellophane con dei bei fiocchi colorati e un bigliettino di incoraggiamento! … “Non sapete che gioia prova nel ricevere qualcosa di nuovo e fatto a mano per il proprio bambino, chi di solito riceve cose usate” ha commentato Rosalba della Rete.
Questi progetti, questi obiettivi comuni, hanno via via finito per creare fra di noi autentici rapporti di amicizia, che ci hanno potuto permettere, in questi mesi così strani e duri, di condividere in maniera molto naturale anche gioie e dolori, di incoraggiarci, di pregare le une per le altre e di invitarci a partecipare ai diversi appuntamenti on line di cui venivamo a conoscenza, tra cui i nostri incontri delle donne.
Ora siamo un bel gruppo. Ne facciamo parte in 27 donne … “Cosa bolle in pentola?” vi chiederete. Noi lo sappiamo già, ma voi dovete aspettare la prossima puntata, a meno che non vi sia venuta voglia di unirvi a noi e allora non vi resta che farcelo sapere! Per incoraggiarvi condividiamo con tutti voi questo versetto “Affida all’Eterno le tue attività e i tuoi progetti riusciranno” (Proverbi 16:3)
La combriccola delle Sferruzzatrici
Tenetevi liberi per le ore 17.30 di domenica 27 dicembre!
Venite e invitate i vostri amici a una serata divertente con musica di natale, canti di natale del coro virtuale dei ragazzi della scuola domenicale, un breve pensiero sul tema e poi giochi da fare insieme in allegria. Il tutto online!
Noi ce la metteremo tutta per gioire e divertirci tutti insieme!
Chiuderemo la serata con un brindisi e con l’esposizione di torte/biscotti natalizi fatti in casa!
“Portate” il vostro dolce natalizio fatto in casa e il vostro calice, alcolico/analcolico, come preferite!
Potete trovare il link e altre informazioni alla pagina dell’evento!
Ecco la cartolina digitale con cui invitare i tuoi amici su Facebook, WhatsApp o sul tuo social preferito!
Nell’anno 1529 sette persone furono imprigionate e torturate nel carcere di Schawabisch Gmund, in Germania. Di alcuni conosciamo i nomi, di altri le professioni, altri ancora sono anonimi: Martin Zehentmayer, pittore; un garzone del mugnaio; una donna. Nell’attesa della morte decisero che ciascuno di loro avrebbe scritto una strofa di un inno, un canto che è giunto fino a noi. La prima strofa così risuona, eco del salmo 86: Io grido a te dal profondo del bisogno / O Dio ascolta la mia supplica / Manda su di noi il tuo Spirito / A confortare la nostra profonda disperazione / Come hai fatto finora, Cristo. / Noi confidiamo nel tuo comando / Ma ora i pagani vogliono ucciderci.
Questi sette credenti erano degli anabattisti. Chi erano gli anabattisti e cosa predicavano? Cosa hanno in comune con noi evangelici del XXI secolo? Quale testimonianza ci hanno lasciato e cosa possiamo imparare da essa?
“Il 21 gennaio del 1525, nei pressi di Zurigo, George Blaurock, dopo aver confessato la sua fede in Gesù Cristo, chiese a Conrad Grebel di battezzarlo. In quello stesso giorno altri furono battezzati: l’Anabattismo era ufficialmente iniziato. La sua carta di identità sarà la seguente: il battesimo dei credenti come segno di una fede matura e consapevole, la chiesa dei credenti come comunità di donne e uomini uguali e responsabili, il discepolato come sequela del Cristo, la pace e la nonviolenza, la separazione tra Stato e Chiesa, la libertà di coscienza. Questi temi identitari saranno anche il motivo di una persecuzione ecumenica – sia da parte cattolica sia da parte protestante- che trasformeranno migliaia di donne e di uomini in rifugiati per motivi di fede e spesso anche in martiri.” (Raffaele Volpe, articolo del 27 novembre su Riforma).
L’idea di un percorso di riflessione interdenominazionale che si snoderà fino al 2025 con conferenze, libri, incontri e dibattiti verrà presentata l’11 dicembre, alle ore 19, sulla piattaforma Zoom (alla pagina https://osarelafede.wordpress.com/2020/10/28/example-post-3 vi sono tutte le informazioni per come partecipare all’evento). Il tema dell’incontro è: Il cammino della memoria e della riconciliazione.
Per approfondire ecco qualche libro:
- Massimo Rubboli, La Riforma Protestante. Tra mito e memoria storica, edizione com nuovi tempi, 2020 Roma.
- Raffaele Volpe, Manuale di Spiritualità Anabattista. Giungere fino alla radice, edizioni GBU, 2019 Chieti.
- Menno Simons, Il Fondamento della Dottrina Cristiana, trad. di Fabrizio Tartaro, edizione GBU, 2019 Chieti.
La nostra collaborazione con Azione Pacchetto Regalo risale a quattro anni fa.
Durante il convegno delle donne a Poggio Ubertini nello spazio dedicato a chi propone progetti o iniziative, alcune di noi, presenti al convegno, sono rimaste colpite dall’attività di ACP e in particolare da questo progetto. Abbiamo allora deciso di proporlo al gruppo delle donne in chiesa e, con l’approvazione e la partecipazione di tutte, è diventato ormai un impegno annuale. Il primo anno abbiamo contribuito con 30 pacchi per adulti e 30 per bambini, il secondo anno con 40 e 40, il terzo con 50 e 50 e quest’anno, data l’attuale situazione e l’impossibilità di donare i pacchi agli adulti (secondo l’indicazione della stessa ACP), parteciperemo solo con i pacchi per bambini, realizzandone 60.
Ma in cosa consiste esattamente il progetto Azione Pacchetto Regalo?
Si tratta, come scrive Silvia di ACP, di “un’iniziativa benefica che da decenni è consolidata all’estero con l’allestimento di 70 mila pacchi e che coinvolge chiese, associazioni, gruppi giovanili, aziende, ecc… Essa si fonda su due dei tre pilastri di ACP, ovvero assistere e aiutare i bisognosi e portare il Vangelo (il terzo pilastro è assistere i cristiani perseguitati). In Italia, il progetto Azione Pacchetto Regalo è iniziato nel 2015 incontrando l’adesione di numerose chiese sparse su tutto il territorio che confezionano i pacchi seguendo scrupolosamente una lista di generi richiesti in modo da garantire una certa uniformità. I pacchi-dono realizzati sono destinati a bambini e adulti italiani appartenenti alla fascia sociale più debole e a nuclei familiari seguiti dai Servizi Sociali, per la maggior parte risiedenti a Napoli, Roma e anche Torino. Sono le chiese locali ad occuparsi della distribuzione gratuita dei pacchi in modo da gettare le basi per costruire una relazione di affetto e di cura. Solo in seguito le persone così raggiunte vengono invitate a partecipare ad eventi evangelistici. Grazie ai pacchi-dono l’opera evangelistica diventa pratica e concreta. Per chi ha una vita disagiata, è poco stimato ed emarginato, ricevere un regalo è un inconsueto gesto d’amore e ha un impatto sicuramente grande”.
Come gruppo di donne abbiamo sempre sentito l’esigenza di unire allo studio della Parola di Dio, attività di tipo più pratico e abbiamo sempre servito la comunità preparando buffet per gli eventi organizzati, mercatini, ecc… Per questo, quando ci è stato proposto questo progetto non ce lo siamo fatto ripetere due volte e abbiamo aderito con entusiasmo. Non ci siamo limitate a portare le cose necessarie o a donare del denaro. Per noi questo progetto è stata l’occasione per inventarci iniziative finalizzate alla raccolta di fondi per procurarci i generi richiesti e per coinvolgere amici e parenti, non appartenenti alla comunità.
Anche quest’anno l’adesione al progetto Azione Pacchetto Regalo si è arricchita di un’esperienza collaterale: la creazione di un gruppo eterogeneo composto da alcune donne della comunità, alcune volontarie di AILO (American International League of Florence), alcune ospiti e operatrici della Casa di Riposo Il Gignoro, e amiche, impegnate nella realizzazione di fantasiosi cappellini a maglia e all’uncinetto, uno degli articoli optional da inserire nei pacchi-dono. Non potendoci incontrare fisicamente ci teniamo in contatto con incontri on line e con un gruppo WhatsApp che fino a pochi giorni fa si chiamava “60 cappellini per Natale” e che oggi si chiama “120 portacellulari”.
La voglia di continuare a lavorare insieme, anche se a distanza, era tanta che ci siamo inventate un altro progetto: la realizzazione di borsette che saranno un dono per Natale agli ospiti della Casa di Riposo. Di questo passo, chissà quale sarà il prossimo progetto! Ma qualcosa nell’aria potrebbe già esserci…. Ovviamente non tutti riusciamo a coinvolgerci nello stesso modo a causa del tempo, delle nostre capacità e di altro ancora, ma crediamo che ognuno possa trovare il proprio. Sicuramente accompagnare questo progetto con la preghiera, affinché i pacchi-dono possano diventare un’occasione per tante persone bisognose, materialmente ma anche spiritualmente, di incontrare il Signore. Inoltre, continuare a contribuire al progetto destinando del denaro come abbiamo fatto con le buste quando ci siamo incontrati per il culto in presenza. Basterà inviarlo al conto corrente c/c n° 377509 intestato a Chiesa Cristiana Evangelica, IBAN IT 83F 01030 38015 000000377509 di Banca MPS Ag. Le Sieci specificando nella causale “DONO per ACP”.
E’ vero che per quest’anno i pacchi sono ormai arrivati in dirittura di arrivo, ma il nostro desiderio è non interrompere la collaborazione con ACP e con le altre realtà che si sono unite a noi e che hanno già condiviso l’idea di realizzare per il prossimo anno dei simpaticissimi guanti in lana. Come deluderle?!
Laura e Rossana
Prima di tutto ringrazio la chiesa dei fratelli di Firenze e tutte le persone di buona volontà che contribuiscono all’andamento di questa importante opera.
SHALOM MINISTRY OF NATIONS è un ministero che sta cercando di aiutare gli orfani, i giovani senza speranza e persone in difficoltà in Costa d’Avorio. La chiesa dei fratelli di Firenze che mi ha accolto e dato ospitalità, e le persone che hanno capito il desiderio del mio cuore e la chiamata che il Signore mi ha dato, partecipano attivamente con soldi e doni al progresso di questa visione.
Io e tutta la mia squadra in Costa d’Avorio ringraziamo tutti quanti. Invitiamo chi vuole aiutare persone in difficoltà a sostenerci perché questa è una buona terra in cui seminare e preghiamo che i semi porteranno frutto!
Gaston
Shalom Ministry of Nations è un ministero che sta cercando di aiutare orfani, giovani senza speranza e persone in difficoltà. Siamo presenti in Madagascar in due zone della capitale Tana e un villaggio Tulear e un altra zona che si chiama Diego Suarez. In Burkina Faso a Pabre e in Costa d’Avorio in tre villaggi e quattro città.
Portiamo aiuto per la scuola, per natale e per le festività di pasqua. Vestiti scarpe giocattoli e ogni cosa che può permettere ad una persona di stare bene ed essere felice. Questo lavoro lo sto facendo tramite amici e persone che mi hanno contattato con aiuti perché hanno capito quello che facevo.
Alcuni sono pastori e servitori e di Dio. Aiutiamo anche persone abbandonate e malate con le cure mediche.
Questo progetto era nel mio cuore ed è iniziato con la mia decima e qualche doni e regalo che mi portavano le persone. L’idea del progetto mi è venuta quando ho visto le molte cose che le persone buttavano via per strada. Molti mi donavano dei vestiti.
Io ho sofferto quando ero bambino. Quindo ho pensato ai bambini dell’Africa che che non hanno ciò che serve per vivere e ho iniziato. Il mio obiettivo é di aprire un centro per accogliere bambini e i ragazzi orfani e formarli in agricoltura, sartoria e fare le cose con le mani.
Avevo chiesto a Andrea che ha lasciato la chiesa di farmi il progetto di un centro di accoglienza con tutte le comodità. Sono in preghiera. Grazie per vostro aiuto e la possibilità di farvi sapere ciò che sto facendo. Ringrazio anche molte persone che mi hanno fatto dei doni e quanti mi hanno consigliato su come costituire una buona associazione di aiuto che potrebbe avere sostegno da parte del governo. Sto pregando. Il vostro aiuto servirà molto. Dio vi benedica grandemente.
Shalom Gaston
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