La sala evangelica, di fronte al palazzo del Bargello, ha origini antichissime, occupando la parte presbiteriale e il grazioso chiostro con pozzo dell’ex chiesa di S. Apollinare (la cui facciata dava su piazza S. Firenze).
Anni 493-526
Tale chiesa era stata eretta, con molta probabilità, anteriormente alla dominazione bizantina (552-568) e più precisamente durante l’occupazione di Teodorico (493-526); questo spiegherebbe il perché della dedicazione al santo ravennate che non trova altri riscontri in Firenze.
Anni 1064-1582
Il primo documento in cui è menzionata data 15 gennaio 1064. E’ un atto di donazione di terre da parte del vescovo fiorentino al priore del monastero di Badia in cui uno dei confini è detto essere “le vigne di S. Apollinare”. La chiesa, è scritto, si trova “extra muro civitate” (fuori le mura della città) che correvano lungo l’attuale via del Proconsolo.
L’edificio aveva forma basilicale con tre navate spartite da cinque archi a tutto sesto poggianti su pilastri quadrangolari (oggi ancora in parte visibili assieme al bel portale baroccheggiante nell’interno del ristorante in piazza S. Firenze n.14) terminando con un abside racchiusa da un chiostro. Nell’antichità la chiesa faceva parte delle 12 antiche “rettorie” cittadine, ed era tenuta da un gruppo di canonici con a capo un priore.
Dall’XI sec. fino alla sua sconsacrazione (1737) la famiglia Sacchetti fu la patrona della chiesa sovvenzionando a più riprese restauri e ampliamenti. Prima del XIV sec. l’abside venne affrescata, assieme alla facciata, dai fratelli Orcagna. Nella stessa epoca vennero aggiunti, lungo le navate, cinque altari i cui patroni furono famiglie e Istituti fiorentini (alcuni degli stemmi che li rappresentavano sono oggi murati sulle pareti del chiostro). La ricca Compagnia del Bigallo, nella propria cappella, faceva donazioni a monasteri, chiese e luoghi pii. Nel XVII sec. l’architetto Gherardo Silvani dette a tutta la chiesa l’aspetto baroccheggiante, come si può vedere in una delle famose stampe del 1744 dello Zocchi.
Tra i parrocchiani illustri di S. Apollinare si possono ricordare le ricche famiglie banchiere dei Bardi (Corso), Acciaioli, Bon’Accorsi (Simone) di cui, sotto i loggiati del chiostro è visibile la lastra tombale; Michelangelo Buonarroti, che negli anni giovanili abitò in via Torta. Parrocchiano, almeno per ragioni di lavoro, fu il pittore Masaccio che nel 1427 dichiara di “tenere bottega in S. Pulinari” (S. Apollinearis). Sepoltura tra i poveri della chiesa la trovò Fabrizio Boschi, pittore del XVII sec. che, tra le altre cose, aveva affrescato l’Ospedale di S. Bonifacio. Anche il Palazzo del Bargello (in certi documenti detto Palazzo di S. Apollinare) faceva parte della parrocchia. I condannati a morte che uscivano da quel carcere prima di recarsi all’esecuzione, si fermavano nella chiesa per adorare il SS. Sacramento.
Anni 1582-1700
Nel 1582 la proprietà della chiesa passò ai monaci di Monte Oliveto che vi abitarono fino al 1644 tenendo a pigione, in alcune delle stanze del chiostro, i parenti del capo della polizia e amministratore della giustizia della città (Bargello).
Anni 1700-1782
Nel XVIII sec. conclusasi la dinastia medicea, la Toscana passò agli Asburgo Lorena che ne divennero i nuovi granduchi. Appena assunto il governo, Francesco Stefano, volle mettere mano ad una riforma che limitasse il potere dell’Inquisizione. Le difficili trattative con la S. Sede durarono quasi venti anni (dal 1737 al 1756) trovando alla fine un accordo con il papa Benedetto XIV. Tale accordo previde che la sede del S. Uffizio, che fin dalla sua istituzione (XIII sec.) aveva avuto sede nel cortile di S. Croce, venisse abbattuta e spostata in S. Apollinare che, sconsacrata, fu ristrutturata e adibita a nuova sede del Tribunale e Carcere dell’Inquisizione, creando un unico complesso carcerario con quello civile del Bargello (della chiesa vennero occupati la parte presbiteriale e il chiostro).
Anni 1782-1879
L’inquisizione rimase attiva fino al 1782, quando venne abolita dal granduca Pietro Leopoldo I.
Egli, dopo un’ampia riforma della giustizia, destinò i locali a carcere civile denominato “Stinche nuove”, mentre le stanze del chiostro furono adibite ad uffici per la “Nuova Magistratura”. Fu in questi anni che la “Nuova Magistratura”, per la prima volta al mondo abolì la tortura che la pena di morte. Successivamente il carcere divenne “pretoriale femminile”, fino a quando, alla metà del secolo tutti i carcerati vennero riuniti nell’ex monastero delle “Murate”. L’intero edificio dell’ex S. Apollinare rischiò allora di scomparire a causa di un progetto dell’Ing. Poggi per “Firenze capitale”, tale progetto, che fortunatamente non si realizzò, prevedeva un grande viale di collegamento tra la chiesa di S. Trinità e quella di S. Croce creando una grande piazza sul fianco del Bargello.
In Toscana la libertà religiosa e la possibilità di erigere luoghi di culto non cattolici (per italiani) fu possibile a partire dal 27 Aprile 1859, giorno della pacifica rivoluzione che costrinse il Granduca Leopoldo II a fuggire. Dopo un referendum popolare, la Toscana chiese l’annessione al nascente stato italiano.
Anni 1879 ad oggi
Nel 1879, sotto richiesta degli evangelici facenti capo a Guicciardini, i locali dell’ex carcere dell’Inquisizione, che il Comune aveva destinato all’accoglienza di “famiglie indigenti”, vennero messi all’asta e acquistati da quella comunità. Fu un acquisto non casuale, volendo essere un segno della raggiunta libertà religiosa. Infatti, molti appartenenti a quella comunità erano stati soggetti ad un lungo periodo di persecuzione e clandestinità e, a motivo della trasgressione al divieto di leggere la Bibbia in italiano e a professarsi cristiani non cattolici, avevano subito la detenzione proprio nel complesso carcerario del Bargello.
Dopo l’acquisto l’edificio venne liberato dalle infrastrutture che erano state create per adattarlo a carcere e trasformato nuovamente in luogo di culto. Le mura perimetrali e il chiostro rimasero quelli dell’antica S.Apollinare, mentre totalmente nuova fu la facciata su via della Vigna Vecchia il cui disegno, molto probabilmente, si deve a Dante Gabriele Rossetti, famoso letterato e pittore preraffaellita, cugino di Teodorico Pietrocola Rossetti instancabile collaboratore del Guicciardini.
L’inaugurazione della sala evangelica avvenne il 7 Novembre 1880.